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Senza nome di paula garcía valenzuela

Senza nome di paula garcía valenzuela
Firenze, Via de' coverelli 4r dal 19/11/2025 fino al 23/11/2025 ( Gratis )

Senza nome
di Paula García Valenzuela


Dal 19 al 23 Novembre
Inaugurazione: Mercoledì 19 Novembre alle 18:00 (aperitivo Offerto)
Apertura Giovedì, Sabato e Domenica dalle 15 alle 19
Sabato 22 Novembre - Talk con l’artista in occasione del Festival Eredità delle donne ore 16:00
(Aperitivo offerto)

Chiasso Perduto
Via de’ Coverelli 4R
50125 Firenze

Paula García Valenzuela è un’artista cilena che, come fotografa, sa muoversi nell’anonimato, facendo di esso il proprio tratto poetico e concettuale. In questo progetto installativo riflette sull’invisibilità ispirandosi sia alla Certosa di Firenze, dove era necessario abbandonare la propria identità in cambio di una esistenza silenziosa e scelta, sia alle carceri, dove quella perdita del nome era un’imposizione per i prigionieri politici: due facce della stessa medaglia che diventano motore concettuale.
Nell’installazione al Chiasso Perduto, spazio che si trova sulla soglia tra il visibile e l’invisibile e dove un tempo si svolgevano azioni domestiche, l’artista utilizza la pasta secca come simbolo della dispensa, per metterci a confronto tra l’identità e la sua dissoluzione. Questa tensione c’è fin dal primo gesto: il simulacro delle candele che ci accolgono e che non possono essere accese; una promessa di luce che non si compie, o forse un invito a pensare che la luce che cerchiamo non esista nella forma in cui la immaginiamo. L'artista evoca i dispositivi monastici che permettevano di ricevere il cibo senza mostrarsi, o le piccole aperture attraverso le quali i prigionieri comunicavano, oppure le grate che separavano il popolo dai religiosi o dalle donne nelle chiese, creando confini che impediscono di vedere ma non di ascoltare, ascoltare senza parlare, esistere nel silenzio e quindi scegliere l’invisibilità.
Paula, che da sempre affronta temi intensi e spesso dolorosi come la violenza, il suicidio, l’infertilità o l’invecchiamento come condizione inaccettabile per le donne, trasforma la sua esperienza in una meditazione. Allude al lavoro certosino, preciso, lento e ripetitivo, per abitare la soglia tra l’essere e lo scomparire.
A cura di Sandra Miranda Pattin e Francesca Morozzi




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